venerdì 20 marzo 2020

Beniamino Gigli sull'Arte del Canto ("The Etude", December 1932)

 

Nel dicembre del 1932 sulla rivista musicale "THE ETUDE MUSIC MAGAZINE" apparve un articolo intitolato "The Art of Singing - A conference with the internationally famous Operatic Tenor BENIAMINO GIGLI". Riportiamo i passi più significativi in lingua inglese, con traduzione italiana di Mattia Peli. Buona lettura e riflessione!


1. Un saggio suggerimento di Beniamino Gigli, rivolto a chi vuole avvicinarsi allo studio del canto :

«If I were to counsel a beginner - one who has never studied at all, but who hopes and believes he has a voice - I should say, "Have your voice tested by an expert musical judge who is also a disinterested party". Most teachers, I believe, are fair and honest; if they think you cannot sing, they will tell you so. It may hurt, but they will give you the truth. But we have not yet reached Utopia, and it is not beyond reason that there exists here and there a teacher who is less interested in your voice than in your lesson fees. If you fall into the hands of such a one, you will suffer doubly. Therefore, seek the advice of someone who is a teacher of known integrity, a critic, an artist, one who will listen to you impartially and will advise you honestly, both as to your voice and your musical ability.»

Se dovessi dare un consiglio a un principiante - qualcuno che non ha mai studiato prima canto, ma che spera e crede di avere una voce - direi, "Fatevi esaminare la voce da un esperto intenditore musicale che sia anche un partito disinteressato". Molti insegnanti, credo, sono imparziali ed onesti; se pensano che non potete cantare, ve lo diranno. Può far male, ma vi diranno la verità. Ma non siamo ancora giunti al mondo dell'utopia, e non è sragionevole pensare che si trovi qua e là un insegnante che è meno interessato alla vostra voce che al prezzo delle lezioni. Se cadrete nelle mani di una persona del genere, soffrirete doppiamente. Pertanto, cercate il consiglio di qualcuno che sia un insegnante dalla riconosciuta integrità, un critico, un artista, uno che vi ascolterà in modo imparziale e vi consiglierà onestamente, sia per quanto riguarda la vostra voce che la vostra abilità musicale.

(da: "The Art of Singing" - A conference with the internationally famous Operatic Tenor BENIAMINO GIGLI, secured expressly for The Etude Music Magazine by R. H. Wollstein - December 1932)


2. Beniamino Gigli sull'importanza di acquisire un corretto posizionamento della voce, di ricercare la pura e ricca rotondità di suono, di "non forzare mai" e di studiare con intelligenza e parsimonia lungo il corso della carriera :

«The art of singing means this: to seek out the soul of the music, to put the imprint of your own soul upon it, and to send it out, through your voice, into the souls of other people. I stress the soul more than the voice because to me the spiritual elements of singing are of greater importance. Please do not deduce from this that the voice is unimportant! Certainly not! But—it is important as a highly perfected instrument for conveying spiritual meaning. Always the significance of the music must come first.
The voice! I wish I could give you some very definite rules that would make it easy for everybody to sing well. But this, alas, I cannot do. There is one thing, though, to which I would urge every student of singing to give special attention—that is, proper voice placement. Of course the student cannot attend to this by himself, through his own efforts. This requires the expert care of an able teacher. Once the voice is correctly placed, though, the greatest worry is over. (...)
If your singing feels like hard physical work, your method is probably wrong. (...) The tone must come pouring through, like wind through a reed. (...) perhaps, there is no system, no set counsels which can help you as much as your own personal sensation of good singing.
It is the same with my practicing. I cannot honestly tell you that I practice so many minutes of scales, so many of "vocalises", so many of trills, because I do not do this—to-day. I had to, of course, when I was a student, but my teachers directed my work then. To-day I practice simply what happen to be at work upon. I select passages and cadenzas from my roles or my songs and work at those. But not too much. And "never" simply for the sake of practicing. That is not intelligent. I practice for a definite purpose. Is there a florid, difficult cadenza to be mastered? Good! I work on it—minutes or hours, as the work demands. Never by the clock. I work on "legati, crescendi", on all sorts of different effects. I work to master them thoroughly—not once, for a performance, but permanently, so that they are forever a part of me, to be counted on always. That, then, is enough.
On the day of a performance I do not sing at all before going to the stage. Early in the morning, when I wake up, I try my voice. I hum a few high tones, easily, softly. If they are good, then I do not think any more about my singing. (...)
There are no special "rules for tenors". There is only good, correct singing. Once your voice is properly placed, sing with natural, unforced emission. Strive for "quality" of tone, not "quantity". Strive, not for "more voice" than someone else, not for "bigger" or "higher" tones, but for that pure, rich roundness of tone which alone is worthy to express the soul of music. "Never" force your voice—for any reason. The first suspicion of forcing means the end of good singing. Forcing makes you scream! It hurts the voice and robs the diction of its full sonority. (...)
The greatest goal, to me, is not to be a singer, but to sing. Do you see the difference? If you have your eyes on The Singer, you think in term of yourself—of glory, money, admiration, fame. If you have your eyes on Singing, you think only of music. (...)
Above all, cultivate your "soul". If God has given you a voice, use it to sound forth the music of your own soul. Only then can you reach the souls of others—which alone can make for great singing.»

L'arte del canto significa questo: ricercare l'anima della musica, mettervi sopra l'impronta della propria anima, ed indirizzarla, attraverso la voce, alle anime di altre persone. Sottolineo l'anima più che la voce perché per me gli elementi spirituali del canto sono della massima importanza. Vi prego di non dedurre da ciò che la voce non sia importante! Certamente no! Ma—è importante quale strumento altamente perfezionato per trasmettere un significato spirituale. Il significato della musica deve sempre venire prima.
La voce! Mi piacerebbe potervi dare qualche regola molto precisa che renda semplice per tutti cantare bene. Ma questo, ahimè, non mi è possibile. C'è una cosa, però, alla quale vorrei esortare ogni studente di canto di prestare particolare attenzione, cioè il corretto posizionamento della voce. Naturalmente lo studente non può occuparsi di questo da solo, con i propri sforzi. Ciò richiede la cura esperta di un insegnante capace. Una volta che, però, la voce viene posizionata correttamente, la più grande preoccupazione è passata. (...)
Se il vostro canto sembra un duro lavoro fisico, probabilmente è il metodo che è sbagliato. (...) Il suono deve scorrere liberamente, come l'aria attraverso una canna. (...) forse, non c'è sistema, consiglio prestabilito che possa aiutarvi tanto quanto la personale sensazione di cantare bene.
E' la medesima cosa quando mi esercito. Non posso onestamente dire d'esercitarmi facendo tanti minuti di scale, di "vocalizzi", di trilli, perché non lo faccio—oggi. Ho dovuto farlo, ovviamente, quando ero studente, ma in quel periodo i miei insegnanti dirigevano il mio studio. Oggi mi esercito semplicemente su ciò che mi viene richiesto di cantare. Seleziono passaggi e cadenze dai miei ruoli o dai miei canti e lavoro su quelli. Ma non troppo. E "mai" semplicemente per il gusto d'esercitarsi: non è una cosa intelligente. Mi esercito per uno scopo definito. C'è una cadenza fiorita difficile da padroneggiare? Bene! Vi lavoro sopra - minuti o ore, in base a quel che richiede lo studio. Mai coll'orologio. Lavoro su "legati, crescendi", su tutti i tipi di effetti diversi. Studio per dominarli a fondo - non una volta, per un'esecuzione, ma in modo permanente, di modo che siano per sempre parte di me, ed io possa sempre contare su di essi. In tal caso, basta così.
Il giorno in cui mi esibisco non canto affatto prima di salire sul palcoscenico. Di mattina presto, quando mi sveglio, provo la voce. Canticchio dei suoni acuti, facilmente, con morbidezza. Se vanno bene, allora non penso più al mio canto. (...)
Non vi sono particolari "regole per i tenori". Esiste solo un corretto buon canto. Una volta che la voce è posizionata in modo giusto, cantate con emissione naturale senza forzare. Ambite alla "qualità" del suono, non alla "quantità". Ambite, non ad avere "più voce" di qualcun altro, non a suoni "più grandi" o "più acuti", bensì, a quella pura, ricca rotondità di suoni che solamente è degna d'esprimere l'anima della musica. "Mai" forzare la voce—per nessuna ragione. Il primo sospetto di forzatura significa la fine del buon canto. Forzare vi fa gridare! Danneggia la voce e priva la dizione della sua piena sonorità. (...)
L'obiettivo più grande, per me, non è di essere un cantante, ma di cantare. Vedete la differenza? Se rivolgete lo sguardo al Cantante, pensate in funzione di voi stessi—della gloria, del denaro, dell'ammirazione, della fama. Se ponete lo sguardo sul Canto, penserete solo alla musica. (...)
Soprattutto, coltivate la vostra "anima". Se Dio vi ha dato una voce, usatela per farla suonare come la musica della vostra anima. Solo allora raggiungerete le anime degli altri—questo solamente può generare del grande canto.

(da: "The Art of Singing" - A conference with the internationally famous Operatic Tenor BENIAMINO GIGLI, secured expressly for The Etude Music Magazine by R. H. Wollstein - December 1932)


3. Lo studio dei ruoli operistici, dalla parte storica ed attoriale a quella musicale, come testimoniato da Beniamino Gigli :

«I prefer singing operatic roles to concerts of songs. There is more color, more variety, more psychological responsability in creating the illusion of another person. Also, there is more work—but I love my work! When I learn new roles, I study the music last. First I learn the character, learn to know it as a real person, a friend. I study the nuances of action and intention of the man himself, and I study the manners of the period in which he lived, the country to which he belonged. I take him out walking with me, and converse with him. I say to myself, "Ah! He would not lift his hand so; he cannot be too wordly for he is a warrior! He would not rush in his walk; he cannot be too brisk for he is in love!" Then, when the man is part of me, I learn the music which expresses him. It is easier for me to color the music, in this way, I spend many months working on my roles. Learning music is easy for me. I read notes as I do printing, and I am singing all the time, sometimes out loud, with my voice, sometimes quietly, in my head. But always, at every moment of the day, I am singing!»

Preferisco cantare ruoli d'opera a concerti d'arie. C'è più colore, più varietà, più responsabilità psicologica nel creare l'illusione di un'altra persona. Inoltre, c'è più lavoro, ma io amo il mio lavoro! Quando imparo nuovi ruoli, studio la musica per ultima. Per prima cosa studio il personaggio, imparo a conoscerlo come una persona reale, un amico. Studio le sfumature d'azione e d'intenzione dell'uomo medesimo, e studio le maniere del periodo in cui visse, il paese a cui apparteneva. Lo porto fuori camminando con me e converso con lui. Dico a me stesso: "Ah, non alzerebbe la sua mano così; non può essere di troppo parole perché è un guerriero! Non si precipiterebbe nel camminare; non può essere troppo brusco perché è innamorato!" Poi, quando l'uomo è parte di me, studio la musica che esprime il personaggio. Mi è più facile colorare la musica, in questo modo, trascorro molti mesi lavorando sui miei ruoli. Imparare la musica è facile per me. Leggo le note come scrivere in stampatello, e canto sempre, a volte ad alta voce, con la mia voce, a volte in silenzio, nella mia testa. Ma sempre, in ogni momento della giornata, sto cantando!

(da: "The Art of Singing" - A conference with the internationally famous Operatic Tenor BENIAMINO GIGLI, secured expressly for The Etude Music Magazine by R. H. Wollstein - December 1932)