sabato 21 marzo 2020

Beniamino Gigli e la scuola dell'ESEMPIO



BENIAMINO GIGLI SULL'IMPORTANZA DELL' "ESEMPIO PRATICO", MOSTRATO CONCRETAMENTE AGLI STUDENTI, DA PARTE DEGLI INSEGNANTI DI CANTO !!!

<<Parlare dell'arte del canto è arduo e ancora più arduo è insegnarla, perché a parte il dono di natura, si tratta di riuscire a esprimere il significato di ciò che s'interpreta. Quindi i maestri di canto dovrebbero insegnare non soltanto la teoria, ma dimostrare praticamente, eseguendo loro stessi i passi più disagevoli, come si superino le difficoltà.>>

(dall'articolo di giornale, "Milano. Gigli, insegnaci a cantare" - Il Popolo d'Italia, 1 marzo 1938) 


Masterclass di Bel Canto di Beniamino Gigli al Conservatorio di Milano - 28 febbraio, 10 marzo 1938

"Per ciò che riguarda più specificamente la voce, se è vero che nulla può fare il maestro per quello che è il timbro o il colore, è anche esatto che deriva proprio dall’abilità dell’insegnante l’appoggio, l’imposto, la sonorità della voce stessa, ossia la posizione di risonanza della cassa armonica per trarre dalle vibrazioni delle corde vocali e dal mantice dei polmoni i più grandi e più variati effetti col minore dispendio di forze e dunque coi migliori risultati."

"(...) il miglior augurio che io sento di fare ad ogni giovane iniziato nel canto è quello di poter essere, durante i suoi anni di preparazione e di studio, amico e compagno di qualche artista provetto che trasfonda in lui il suo fervore di perfezione con quella che resta e resterà sempre la scuola migliore: L’ESEMPIO.
Io, vedete, non cesso e non cesserò mai di testimoniare la mia gratitudine alla grande Rosina Storchio, a fianco della quale, nei primordi della mia carriera, ho appreso più che con qualsiasi maestro.
In fatto d’arte, e specialmente a proposito del canto, la teoria risulta spesso impotente; ripeto che soltanto l’esempio vale qualche cosa; esempio che riuscirà tanto più fecondo, quanto più sarà il prodotto organico d’un lavoro sano e di uno spirito creatore..."

(Beniamino Gigli - "Confidenze", Istituto per l’Enciclopedia De Carlo, 1942)

Tre i punti cardine del discorso gigliano:
1) ci vuole L'ESEMPIO che nel contesto implica non l'accennare qualche nota con la voce, ma saper mostrare e dimostrare di dominare le più complesse arie e ruoli del repertorio operistico
2) si dice che ha imparato più dall'esempio di un soprano - SCONFESSANDO LO STEREOTIPO CHE CHI HA VOCE DA TENORE NON POSSA STUDIARE IN MODO PROFICUO SE NON CON UN TENORE, stessa cosa vale per gli altri registri, in realtà l'esempio se è buono va bene sempre che te lo dia un basso e lo studente è soprano o viceversa che te lo dia un soprano e lo studente è un baritono ecc. ecc.
3) la teoria alla fine è "impotente", solo l'esempio canoro dato da un professionista che usa la voce in modo lirico ha valore

Perciò Gigli qui affermava che non ci sono registri superiori ad altri (ad es. quello del tenore) e che conta solo l'ESEMPIO vocale, chi non è cantante lirico e inoltre non è, tra i cantanti lirici, in grado di poter essere un modello virtuoso in tal senso, non può (o meglio: non dovrebbe!) insegnare canto lirico né tanto meno belcanto!