sabato 21 marzo 2020

Beniamino Gigli e Giacomo Puccini


Beniamino Gigli nel ruolo di Mario Cavaradossi, nella Tosca di Puccini. Dedica alla madre - Milano, 9-5-1918

BENIAMINO GIGLI E GIACOMO PUCCINI

Mentre ero studente nel "Liceo di Santa Cecilia" in Roma, frequentavo i Teatri della Capitale durante le stagioni liriche assistendo, per studio, alle prove e alle esecuzioni.
Al Teatro Costanzi, Emma Carelli, nelle sue giornate nere, pur avendo avuto da lei il permesso, mi cacciava dal palcoscenico, ma io dopo pochi minuti rientravo e se mi vedeva, non mi diceva più nulla. Una donna strana, nevrastenica, autoritaria, ma buona: aveva cuore.
Conobbi il Maestro Puccini nel marzo del 1913 al Teatro Costanzi, durante le prove della ripresa della sua nuova opera "La Fanciulla del West" dopo trionfali rappresentazioni dirette dal Maestro Toscanini, date nel 1911 durante "L'Esposizione internazionale per il Cinquantenario del Regno d'Italia con Roma Capitale".
Assistere alle prove presente Puccini era un piacere. Il Maestro aveva una sensibilità acutissima nei riguardi della varietà dei movimenti, dei segni agogici, alla interpretazione delle indicazioni riguardanti i coloriti. La dedizione degli artisti la voleva totale. Esatta tonalità, esattezza del colorito, efficacia interpretazione della voce umana, ai gesti, al nitore della pronuncia, all'interpretazione del personaggio. Era incontentabile.
Lo rividi nel febbraio del 1914, per una esecuzione di "Bohème", sempre al Teatro Costanzi.
Nel gennaio del 1918 (avevo già cominciato a lavorare in palcoscenico 'gratis', così allora s'incominciava a lavorare per far pratica) ci fu una esecuzione di "Rondine" presente l'Autore. E' con la Rondine che io ho iniziato la collaborazione col Maestro Puccini, che doveva durare ininterrottamente per circa sette anni.
Il tenore per quest'opera doveva essere Carlo Hachett, ma all'ultimo momento si ammala. Era compromessa l'andata in scena. Il tenore Pertile, che aveva intepretato l'opera al Comunale di Bologna, era impegnatissimo al Teatro alla Scala. Come fare? Beniamino Gigli che cantava "Lodoletta" e doveva cantare in seguito "Gioconda", "Mefistofele" e "Tosca", lo interpellarono. Gigli rifiutò e si comprende benissimo la ragione del suo rifiuto: opera non facile e pochi giorni per studiarla. Tuttavia mostrò il desiderio che io gli suonassi e accennassi l'opera al piano. Gli piacque, lo tratteneva soltanto la ristrettezza del tempo. Il Maestro Puccini, Emma Carelli e in buona parte anche io, data la grande amicizia che mi legava a Gigli, riuscimmo a vincere la sua riluttanza. Ci ponemmo al lavoro. Dopo due giorni d'intenso e profondo studio, sapendo come il Maestro Puccini era esigente e incontentabile per l'interpretazione delle sue opere, andai dalla signora Carelli e le dissi che sarebbe stato utile che il Maestro assistesse almeno una o due volte alle lezioni per darci la sua interpretazione, le sue desiderata, perchè io non avevo mai sentito l'opera. E così fu. Per tre giorni l'Autore di Bohème, venne durante le lezioni. Eravamo nel salone delle prove al Costanzi: Puccini, Gigli ed io. Poi venne il Maestro Panizza che dirigeva l'opera. Il Puccini c'insegnò l'interpretazione del personaggio, gli effetti vocali, i rallentati, affrettati ecc. In certe pagine non c'era un quarto uguale all'altro, e tutte queste cose sullo spartito non erano scritte. Io mi permisi di dire al Maestro: "Perchè non ha scritto sullo spartito tutte queste splendide interpretazioni?" Mi rispose: "Oh come si può scrivere tutto questo?"
In una settimana Beniamino fu pronto. Egli sapeva non soltanto cantare quest'opera con quella sua gola d'oro, ma la sapeva interpretare con arte sovrana, grazie alle prove avute con l'Autore. Puccini ne fu entusiasta. Gigli insieme alla insuperabile protagonista Gilda Dalla Rizza, la prima interprete dell'opera a Montecarlo, ebbe un successo personale.

------------------------------------------------------------------------------------------

Forse a molti è sconosciuto, se non a tutti, che il primo Principe Ignoto, ossia Calaf, nell'opera Turandot di Giacomo Puccini, doveva essere Beniamino Gigli. Ma andiamo per ordine. Il 1° settembre 1924, a due mesi dalla morte, Puccini scriveva ai suoi collaboratori librettisti: "Oggi riprendo a scrivere. Ho passato crisi tremende - anche per la salute. Quel mio mal di gola che mi tormenta dal marzo pareva cosa grave. Ora sto meglio e poi ho la sicurezza che è cosa artritica e che curandomi finirò a star meglio. Ma ho passato giorni tristissimi. Venne Clausetti ieri e dissi il sì per la Scala".
E il 7 settembre, sempre agli stessi collaboratori: "E' partito or ora di qui Toscanini. Siamo in perfetto e simpatico accordo e finalmente respiro. Così è finito l'incubo che sovrasta fin dall'aprile".
Puccini, con Clausetti della Casa Ricordi e Toscanini, si erano messi d'accordo per il luogo, l'epoca e gl'interpreti, per l'andata in scena della sua Turandot, ormai al termine.
Beniamino Gigli, nel medesimo mese, durante la permanenza a San Francisco, riceve un telegramma di Giacomo Puccini: "Desidererei avervi primo interprete di Turandot, che sarà data alla Scala in aprile. Sicuro che farete ammirabile creazione confido nella vostra preziosa collaborazione. Telegrafatemi alla Scala sulla possibilità. Saluti".
Gigli era già impegnato con Gatti Casazza, per interpretare la nuova opera di Puccini che sarebbe andata in scena nella futura stagione al Metropolitan, ma l'Autore, contrariamente a quanto si era detto e stampato, aveva preferito Milano, la Scala e Toscanini.
Beniamino così rispose: "Terminando miei impegni in aprile potrò essere a Milano ai primi di maggio per interpretare Turandot. Grato intanto per preferenza ed onore altissimo affidatomi. Saluti".
Ma improvvisamente, il male alla gola peggiorò con violenza. Il 4 novembre dello stesso anno, Puccini partì per Bruxelles. Passarono giorni di strazio. Poi l'operazione, e il 29, per una crisi cardiaca sopraggiunta dopo la terribile applicazione alla gola di sette grossi spilli permeati di radio, l'anima di Giacomo Puccini passò all'eternità. E l'opera Turandot? Nel 1924, sino alla morte di Liù, anzi sino all'uscita del corteo che trasportava la piccola salma, era ultimata nella composizione e nella strumentazione, ed era già stata consegnata agli Editori. Da quel punto sino al finale, Puccini aveva riempito tra appunti, abbozzi, stesure, 36 fogli che egli portò con sè a Bruxelles ove sperava di terminare l'interrotto lavoro appena il suo male gliel'avesse permesso. Fatica che non avrebbe richiesto più di una ventina di giorni. Ma il destino ha voluto che Puccini chiudesse gli occhi per sempre insieme alla sua piccola Liù, e l'opera rimase incompiuta. Fu ultimata dal maestro Franco Alfano sugli appunti lasciati da Puccini e fu rappresentata alla Scala la sera del 25 aprile 1926.
Beniamino Gigli, alla nuova richiesta fatta dalla direzione della Scala, per essere il primo interprete dell'opera, non potè purtroppo aderire. Non era libero e con grande rammarico non potè liberarsi per tale epoca. Era destino che Gigli non doveva essere il primo interprete di Calaf come era stato vivo desiderio del Grande scomparso, Giacomo Puccini.
Turandot ebbe un grande successo e cominciò subito il giro trionfale nel mondo, e il nostro Beniamino, a diecine e diecine di richieste per interpretare l'opera, ha sempre rifiutato e non l'ha mai voluta cantare. Diceva: "Non sono stato il primo Calaf, non voglio essere l'ultimo". Ha eseguito solo in concerto e si può dire quasi alla fine della sua luminosa carriera artistica, la romanza del 3° atto: "Nessun dorma". Questo disco Beniamino lo ha inciso a 60 anni!

 (da: Luigi Ricci - "Ricordando Beniamino Gigli e il suo tempo" - Roma, 14 novembre 1977)


Ascolti musicali:


1. Gigli canta "Donna non vidi mai", dall'Atto I di "Manon Lescaut" di Puccini



2. Gigli canta "Che gelida manina", dall'Atto I di "La bohème" di Puccini



3. Gigli canta "E lucevan le stelle", dall'Atto III di "Tosca" di Puccini



4. Gigli canta "Addio fiorito asil", dall'Atto III di "Madama Butterfly" di Puccini
 
 
 
 5. Gigli canta "Ch'ella mi creda libero e lontano", dall'Atto III di "La fanciulla del west" di Puccini
 
 
 
 6. Gigli canta "Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa", dall'Atto III de "La rondine" di Puccini



7. Gigli canta "Nessun dorma", dall'Atto III di "Turandot" di Puccini
 
 
 
8. Gigli canta l' "Inno a Roma" di Puccini
 
 
 
Opere pucciniane complete con Beniamino Gigli:


- "Manon Lescaut" (selezione)
 


- "La bohème"
 


 - "Tosca"
 
 
 
 - "Madama Butterfly"