«Nel 1932 riportò la sua famiglia in Italia, e ci ritrovammo. Mi propose di fare il suo accompagnatore al pianoforte. Periodicamente, nel corso di 18 tournée, ci recammo in più di 50 città europee e in numerose città sudamericane.
Fu così che divenni il suo accompagnatore ufficiale e uno dei suoi migliori amici. (...)
Girando in lungo e in largo l'Europa con quel personaggio d'eccezione, ebbi modo di apprezzare da vicino la sua impareggiabile serietà professionale. Provavamo senza sosta. La sera era sempre il primo ad arrivare nei teatri ancora immersi nell'oscurità, e provvedeva da sé al trucco e a scegliersi il costume più adatto fra i tanti che si faceva personalmente confezionare dal sarto. (...)
Era questo senso della perfezione che gli permetteva di presentarsi sulle scene di tutto il mondo con sicurezza e disinvoltura.
(...) lo stesso Gigli ebbe a confessarmi una volta: "La mia vita è il palcoscenico".»
(da: Luigi Ricci - IL MIO AMICO BENIAMINO GIGLI, luglio 1973)