Parole del grande Tenore Beniamino Gigli: <<NON SFORZARE MAI LA VOCE, NON TENTARE MAI PARTI CHE MI SEMBRAVANO AL DI LA' DELLE MIE POSSIBILITA' E' SEMPRE STATO UNO DEI MIEI PRINCIPI CARDINALI>>
Ora che mi sono ritirato dalle scene, mi viene spesso chiesto che ne pensi del futuro del "bel canto". Ho una risposta appena: dipende dalla volontà di lavorare sodo. (...) Il maestro Rosati dimostrò di essere un insegnante ideale. Poteva essere severo ed esigente, e costringeva i suoi studenti a lavorare molto duro; (...) tuttavia, come Agnese Bonucci nei tempi ormai lontani, comprendeva la mia voce nel modo più completo e mi portava innanzi senza alcuna sensazione di fatica o di sforzo. Rimase la mia guida ed il mio mentore per i tre anni che fui a Santa Cecilia, e mi preparò per il mio debutto. (...)
Non sforzare mai la voce, non tentare mai parti che mi sembravano al di là delle mie possibilità è sempre stato uno dei miei princípi cardinali. (...) Debbo, credo, alla cura con la quale ho sempre scelto il mio repertorio (per esempio, ho invariabilmente rifiutato di cantare l'Otello), se sono stato in grado di cantare in pubblico per quarantun anni: una carriera di una durata senza precedenti per un tenore. Una volta, quando ero già sulla cinquantina, mi venne chiesto da un altro tenore, molto più giovane di me, di spiegargli come mai la mia voce fosse ancora fresca, mentre la sua cominciava già ad indurire. <<Credo>> gli risposi <<di essere sempre stato molto prudente nell'amministrare le mie risorse vocali, forse perché vengo da una famiglia di contadini; lei invece è stato uno spendaccione, ed ha scialacquato il suo capitale canoro.>>
Beniamino Gigli - "MEMORIE" - Arnoldo Mondadori Editore, 1957
[nella foto: Gigli come Rodolfo in "La Bohème" di G. Puccini]
www.belcantoitaliano.com
Queste parole possono sembrare strane oggi, visto che i giovani studenti di canto fanno spesso errori grossolani di repertorio, forzano il proprio strumento vocale, ignorando l'esistenza di registri e passaggi per imitare cantanti "di grido" (ma veramente DI GRIDO!!!) dalla tecnica vacillante e dall'incerto futuro vocale... ai giovani studenti di canto che si fanno ascoltare dalla sottoscritta con la smania del debutto con voci forzatamente grosse, io rispondo sempre di studiare prima di tutto I SUONI e la loro emissione pura e il collegamento tra un suono e l'altro supportato dall'uso sapiente del fiato. Se un cantante sente sforzo nell'uso della voce lirica, vuol dire proprio che non è sulla strada giusta! Perché è impossibile correre se prima non si impara a camminare...
Un saluto cordiale, M° Astrea Amaduzzi
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